La psicologa che non subì il fascino delle passioni
08-08-2017
Da qualche anno l'editore D'Ettoris sta portando avanti un coraggioso
progetto editoriale: costruire una biblioteca di psicologia cattolica.
In particolare, l'intento è quello di presentare l'opera di alcuni
psicologi cattolici dimenticati dal mainstream e dal mondo della
psicologia.
Così, dopo alcuni libri dedicato alla psicologia aristotelica e tomista,
a Rudolf Allers, a Terruwe e Baars, è ora il turno di Magda Arnold
(1903-2002), la «psicologa delle emozioni». Giovane e brillante
psicologa destinata probabilmente ad una brillante carriera accademica,
la Arnold scoprì il tomismo e riscoprì il cattolicesimo nel 1948, grazie
al gesuita padre John Gasson.
Da quel momento si dedicò alla psicologia tomista e,
in particolare, alle emozioni; e all'insegnamento in istituzioni
cattoliche (rinunciando alla carriera accademica). La proposta di Magda
Arnold è particolarmente interessante alla luce del pensiero mainstream
degli ultimi anni. Dal XVI secolo la filosofia occidentale è,
sostanzialmente, una lotta contro le leggi morali e religiose e contro
la ragione, che permette di riconoscere tali leggi.
Gli empiristi inglesi dichiarano la ragione incapace di cogliere
qualsiasi cosa trascenda la materia; stessa cosa dichiararono gli
illuministi, per i quali le leggi morali erano «superstizioni»; così
come il romanticismo, per il quale le passioni sono buone e le leggi che
tentano di arginarle cattive.
Cos'è la letteratura romantica (che copre almeno un
secolo) se non la riproposizione di meravigliosi adulteri ed incesti
ostacolati da persone bigotte e grette? Fino ad arrivare al giorno
d'oggi quando le passioni determinano addirittura l'identità della
persona. L'abolizione di qualsiasi norma morale passa attraverso
l'esaltazione delle passioni scagliate contro la ragione.
Magda Arnold ripropone, invece, il modello
aristotelico-tomista, nel quale l'uomo (come la società, come l'intera
realtà) è un essere gerarchico: a capo dell'uomo c'è la ragione e le
passioni sono al di lei servizio. La ragione ha il compito di discernere
il bene dal male e le passioni quello di portare verso il bene e
allontanare dal male. È il mito platonico della «biga alata», guidata
dalla ragione e mossa dalle passioni, rappresentate dai cavalli. Il
mondo d'oggi (come esito di un processo secolare) ha invece dato alle
passioni il compito di guidare la vita dell'uomo. Il risultato è una
vita guidata dalla ricerca del piacere, che non riconosce alcun valore
trascendente (irriconoscibili, infatti, dalle passioni).
La conseguenze sono sotto gli occhi di tutti: la
felicità promessa dalle passioni sfugge continuamente, lasciando solo
una grande infelicità; il mondo che disprezza l'uso della ragione e le
norme morali sprofonda in un caos fatto di violenza e sopraffazione.
«Non è un caso» spiega Magda Arnold «se i giovani che permettono a se
stessi una completa libertà sessuale mostrano uno spaventoso cinismo,
noia e scontentezza».
Ridare alle passioni il loro ruolo – al servizio
della ragione – significa portare ordine nell'uomo e nella società,
aiutare le persone a sviluppare le virtù e raggiungere quindi la propria
realizzazione. Un'ultima notazione. Solitamente alle Introduzioni viene
dedicata poca attenzione; vengono considerate poco più che un
corollario, una sigla d'apertura, un espediente per rimandare – sebbene
di poco – il piacere della lettura (almeno promesso e non sempre
mantenuto). Beh, non è questo il caso.
L'Introduzione del professor Martìn Echavarrìa
merita, da sola, il prezzo del volume. Essa condensa in poche pagine la
storia del concetto di emozione nella psicologia (e nella filosofia),
inquadrando il tutto nel contesto storico-culturale. Ringrazio quindi
l'autore del libro Stefano Parenti e l'editore Antonio D'Ettoris per
aver dato voce ad uno dei più importanti accademici contemporanei che
meriterebbe decisamente molto più spazio.
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