Iniziamo oggi un percorso sul rapporto tra la psicologia - la psicoterapia in particolare - ed il Sacramento della Confessione. Riteniamo che ci sia la necessità d'esplorare tale ambito per fare chiarezza su diversi punti nebulosi, se non proprio oscuri. Ci troviamo in un momento storico in cui di sovente lo psicologo è visto come un confessore, ma accade anche che taluni confessori s'industrino per rendere il confessionale un luogo di terapia. Le cose si complicano quando notiamo, in diversi casi particolari, che il sacerdote è uno psicologo ben più abile dei professionisti imbevuti di dottrine postmoderne, ma capita talvolta (molto più raramente) che qualche psicologo particolarmente radicato nella fede riesca ad essere ben più d'aiuto di un sacerdote progressista. C'è però una differenza sostanziale e non accidentale tra le due pratiche, ed è bene che il professionista cristiano, se vuole davvero far bene il proprio mestiere, ne conosca i confini e le zone di sovrapposizione.
Porto ancora con me nel ricordo l'incontro con due celebri terapeuti familiari americani, i quali avevano descritto il caso di una donna da loro presa in carico che si sentiva profondamente in colpa e rattristata per il tradimento del compagno (o del marito). La terapeuta, senza indagare minimamente i fatti né il vissuto della paziente, raccontò di aver aperto prontamente il cassetto della sua scrivania, dove conservava diversi profumi spry, di aver preso quello con la scritta "senso di colpa" e "psss, psss, psss..." di averne spruzzato un po' nell'aria, dicendo alla paziente: "Ecco, via via! Mandiamo via questo senso di colpa!". Il senso di una colpa era un fetore di cui liberarsi. Poco importa se esso avesse (magari) avuto qualcosa da dire d'importante. Dava fastidio, creava "disadattamento" (o sofferenza) e dunque andava eliminato, anzi, evacuato. Ma siamo sicuri che quella terapeuta, tanto blasonata, avesse davvero fatto del bene alla sua paziente?
Approfondiamo dunque tali aspetti iniziando con alcuni articoli di Rudolf Allers. Autour d'une psychologie de la Confession è apparso su Études Carmélitaines del 1949 (Desclée de Brouwer, Paris, pp. 65-92). Ringrazio Piergiorgio Parenti per la traduzione.