Pubblichiamo la bella recensione del libro di Luigina Mortari, Aver cura di sé (Cortina, Milano 2019, 190 pp., 17 euro) scritta dalla dot.sa Eleonora Alvigini, pedagogista. Da anni la professoressa Mortari, docente di pedagogia all'Università di Verona, compie un approfondimento della tematica della cura, attraverso diversi testi di cui Aver cura di sé è il più recente. Muovendosi da una prospettiva fenomenologica (Stein, Levinàs) e riallacciandosi al meglio della tradizione Platonica, il testo si addentra dentro un territorio propriamente psicologico e pedagogico che merita di essere conosciuto. Ringrazio la dot.sa Alvigini per il suo prezioso contributo.
Luigina Mortari |
La cura è la
qualità essenziale della condizione umana, è il modo di esserci a cui si deve
dare forma. Gli uomini sono continuamente chiamati a prendersi cura di sé, cioè
a procurare il necessario per conservare la vita, che la fa fiorire e che
ripara le ferite.
La qualità del
nostro essere è fatta di continuo divenire; siamo una serie di possibilità non
ancora in essere. Questo ci pone davanti alla continua responsabilità di dare forma, ciascuno al proprio essere
possibile. Il dare forma al proprio divenire significa avere cura della vita.
Per non correre il rischio di chiudersi in un movimento egoistico e, poiché il
divenire di ciascuno è mescolato al divenire degli altri, siamo obbligati ad
avere cura degli altri e del mondo.
Socrate,
nell’Apologia (pag. 21), sostiene
che l’educatore ha il compito di stimolare l’altro ad avere cura di sé fin da
piccolo e spiega che l’essenza della cura di sé consiste nell’avere cura della
propria anima, affinché questa assuma la migliore forma possibile. Quindi, l’educazione
ha per fine la cura dell’anima, che non può prescindere dal conoscere se stessi
e migliorare se stessi.
A ispirare
la cura di sé secondo Socrate, è il principio secondo il quale: bisogna preoccuparsi
non di ciò che si può avere, ma di ciò che si può essere.
Per avere
cura dell’anima è necessario avere una direzione di senso e questa direzione è data
dalla saggezza che è orientamento dell’anima, nutrito dalla ricerca del bene
(virtù etica).
La
spiritualità è la pratica e l’esperienza, per mezzo delle quali, il soggetto
opera su se stesso le trasformazioni necessarie per avere accesso alla verità.
La verità da cercare è il sapere dell’anima.
La cura di sé
intesa come pratica di spiritualità va orientata a cercare le risposte alle
questioni proprie dell’animo umano: cosa è bene, giusto e bello fare per
inverare il tempo della vita (Socrate pag. 34).
Per
conoscere se stessi occorre occuparsi del proprio pensare e del proprio
sentire, in quanto connessi; in questo lavoro di autoconoscenza sono
fondamentali dei passaggi, di cui si evidenziano in particolare:
PENSARSI PENSARE
Si vuol
intendere soppesare il valore e l’esattezza di ogni pensiero.
Ci sono
pensieri fondamentali e pensieri superficiali; occorre indagare quelli che
hanno un ruolo fondamentale nelle nostre decisioni, quali radici hanno certi
comportamenti e quali sono i valori che informano l’intima essenza della
persona.
Va posta
particolare attenzione agli atti liberi, che sono oggetto di esperienza
consapevole, innescati e voluti dal soggetto sulla base di un motivo: prendere
posizione, affermare, negare, mettere in discussione, criticare, cambiare idea
(Stein pag 60-61).
L’autoconoscenza,
inoltre, non può prescindere dagli atti sociali (accogliere, rifiutare,
perdonare configgere..); perché un atto sia sociale l’altro deve esserne
toccato. Conoscersi significa anche interrogarsi sul mondo che abito, sulle
relazioni che vivo e sulle esperienze che faccio (Stein pag. 62-63).
LE VIRTÙ DEL
PENSARE
Tutta la
cura di sé richiede di essere conformata, plasmata dalle virtù: onestà,
perseveranza, coraggio della verità, umiltà di riconoscersi ciò che si è,
prudenza.
LA FRAGILE
FORZA DEL PENSARE
Più si pensa
l’esistenza e si cerca di capire la qualità della vita umana, più risulta
vivida la nostra vulnerabilità e quindi quanto ci sia da fare per vivere
dignitosamente.
Questo
lavoro necessita però di particolari forme di ragione:
•
ragione
seminale, che crea e
inventa, semina altre possibilità;
•
ragione
mediatrice, che sa trovare la giusta via fra gli opposti: la sicurezza del
poter fare e la paura di non riuscire ad essere;
•
ragione
vivificante e conviviale,
che sa trattare adeguatamente le cose, che si avvicina con tatto, che ha uno
sguardo misericordioso, umile e in contatto con la vita ordinaria e che sa
dialogare con l’altro.
PENSARE LE
QUESTIONI ESSENZIALI
Le domande
essenziali da cercare sono quelle che ci tengono orientati e concentrati sulla
ricerca della verità e del senso dell’esistere. Se è vero che in ciascuno c’è un
desiderio di bene non sradicabile, allora per cercare le domande essenziali
bisogna stare in ascolto, innanzitutto, di questo desiderio e lasciarsi
guidare da esso.
La scelta di
cercare ciò che rende il mio un tempo buono (scelta etica primaria) ha la forza
di rendere irrefrenabile il desiderio per il bene e l’avversione per il male. L’anima
però ha bisogno di qualcosa in più per orientarsi ad esistere: l’ordo amoris
che indica l’ordine dei valori., la mappa da cui attingere direzione e misura
del proprio esserci.
LA
DISCIPLINA DELL’ANALISI
Una volta
trovate le domande essenziali occorre cercare e trovarne le risposte possibili.
I criteri
con cui cercare sono:
•
la
consapevolezza di non sapere, che comporta l’avere atteggiamento umile e
capacità critica;
•
la
consapevolezza che trovare risposte di senso richiede tempo, accettando che il
pensare le questioni fondamentali implica momenti di “non pensare”, di vuoto;
•
la
necessità di saper trovare la giusta misura nell’indagare tali risposte,
sapendo che alcune rimangono necessariamente aperte.
Di fronte
alla fatica di pensare, gli inganni, invece, sono:
•
rinunciare
a porsele;
•
cercare
poco, accontentandosi di poco senso dell’essere.
INDIVIDUARE
LE ZONE VULNERABILI DELLA VITA DELLA MENTE
La vita
della mente ha le sue zone vulnerabili e
i rischi più ricorrenti rispetto al non riuscire a stare nella realtà sono:
•
tendenza
a nutrire ossessioni;
•
lasciarsi
bloccare dalla paura senza evidenze reali;
•
coltivare
illusioni, facendo affidamento su enunciati falsi.
COMPRENDERE
LA QUALITA’ DELLA VITA AFFETTIVA
Hildebrand
(pag. 108) afferma che ogni atteggiamento e ogni atto cognitivo importante
dipendono dal tipo di attribuzione di valore conferita all’oggetto cui si riferiscono,
ossia dalla sua posizione nella scala di valori. Quindi: più un valore è importante
per la persona, maggiore è la forza esercitata dall’atto affettivo ad esso
connesso (Edith Stein pag. 109). Il modo in cui siamo dipende dalle valutazioni
che formuliamo rispetto agli eventi: tenere d’occhio con il pensiero gli atti
valutativi che elaboriamo, cercando di capire su quali teorie e principi
poggiano e quali implicazioni hanno sulla qualità della nostra vita, costituisce il nostro impegno cognitivo, un
impegno che ha effetti positivi sull’essere
se è costante, perseverante e onesto.
Mettere a
fuoco l’essenza del processo di autocomprensione affettiva significa
specificare cosa prendere in esame e come analizzare tali cose:
la tonalità affettiva, le emozioni, i
sentimenti, le passioni. Il metodo migliore è osservare e descrivere il
fenomeno, così come si manifesta e, quindi, dire come mi percepisco nel corpo e
nell’anima mentre vivo uno stato emotivo: dalle sensazioni fisiche all’atto
sociale che ne consegue, fino al potere performativo sul proprio modo di essere
(Harrè Gillet pag. 126).
Ne consegue
che l’analisi della vita emozionale è una pratica spirituale complessa perché esige
atti di indagine diversi.
La
riflessione permette di capire la qualità di un atto cognitivo e di un vissuto
emotivo, ma fornisce anche gli elementi per valutare cosa è buono e cosa non lo è, cosa è giusto o bello e cosa
non lo è. La riflessione, che cerca di anticipare le conseguenze di un
orientamento del sentire, è essenziale per elaborare una decisione ragionata prima di passare all’azione.
Zambrano (pag. 148-149) suggerisce che l’autoeducazione
è quel che permette di arrivare a ciò che
si definisce: “un cuore fermo”, che sa assistere il pensiero nel suo
lavoro più faticoso: cercare orizzonti di senso quando ogni misura del vivere
sembra mancare.
Stein
(pag.150) sostiene che, quando la mente ha cura di sé, del suo pensare e del
suo sentire , da essa allora scaturisce acqua viva. Ma, pur se essenziale, la
cura di sé non può garantire una vita solo soddisfacente o che porti l’essere
al suo apice. Perché questo stato di perfezione non appartiene alla condizione
umana. La cura di sé non ci risparmia dalle notti oscure, ma può fornire gli
strumenti necessari per trovare squarci di chiaro nei momenti difficili e
salvaguardare così la salute dell’anima e il desiderio di realizzare pienamente
il proprio essere.
COLTIVARE
PRATICHE SPIRITUALI
Queste le
possibili pratiche spirituali:
•
Tecniche
di concentrazione della mente: concentrare la mente sulle verità dell’esistenza.
•
Tecniche
di alleggerimento:
togliere dalla mente ciò che ingombra ed è inessenziale per fare spazio a ciò che
è irrinunciabile.
•
Tecniche
di sottrazione: trovare
il tempo del pensare quieto senza la frenesia del fare.
•
Tecniche
di distensione:
depotenziare la forza di quei pensieri che impediscono all’anima di vivere
serenamente.
•
Tecniche
di rammemorazione:
portare alla presenza della coscienza vissuti passati per comprenderli in modo
da tenersi conciliati col passato.
Per potere
attuare queste tecniche vanno coltivate alcune posture cognitive:
•
DARE
ATTENZIONE: si tratta di dare attenzione a sé , di sviluppare concentrazione
interiore, che permetta di tenere la coscienza lucida. Essere capaci di
attenzione significa essere concentrati sul presente. In antitesi è il fenomeno
della DISPERSIONE MENTALE causata dalla mancanza di un ordine del pensare.
•
SILENZIO
INTERIORE: tacitare tutto quel che si sente non essenziale, per fare spazio
solo all’irrinunciabile.
•
CONCEDERSI
TEMPO: la conoscenza di sé richiede tempo per la cura dell’anima. Ci sono due
termini greci per dire CURA. Uno è merimna che indica la cura come pena,
come preoccupazione per continuare a vivere; l’altro è epimeleia che
indica la cura dell’anima come ricerca di senso.
•
TOGLIERE
VIA: togliere ciò che non è essenziale. Spesso, nei momenti di crisi, siamo
portati a riempirci di cose o di attività per riempie il vuoto che sentiamo.
Questo, in realtà, però ha solo l’effetto di appesantire l’anima, ostacolandone
i movimenti più efficaci (povertà di spirito e purezza di cuore).
•
CERCARE
L’ESSENZIALE: cercare ciò che è irrinunciabile, per una piena realizzazione esistenziale,
significa mettere a fuoco il nucleo che occupa il posto di massimo valore nella
vita di una persona, ciò attorno al quale tutto gira.
•
COLTIVARE
L’ENERGIA VITALE: l’energia vitale è un’energia
positiva indispensabile; la forza vitale indica il grado di benessere
interiore. Più ci si sente bene nel presente, più si riesce a rimanere
concentrati sui contenuti essenziali e più si sviluppa una conoscenza adeguata
di sé.
•
SCRIVERE
IL PENSARE: la scrittura permette di avere disponibile allo sguardo riflessivo
le linee essenziali di orientamento. Le parole non hanno solo la funzione di
dire cosa è già stato percepito, ma hanno il potere di vedere meglio il
contorno delle cose.
•
LE
DIREZIONI DI SENSO DEL PROCESSO DI AUTOANALISI
Ricordare sempre a se stessi il limite
del proprio sapere:
conoscere è un cammino che non finisce mai.
Stare nella realtà’: non coltivare illusioni, non
riempire i vuoti, non fuggire inadeguatezze o incapacità, perché altrimenti l’anima
si ammala. E’ necessario invece saper stare nella realtà così com’è, amando la
verità, anche quando si sente il vuoto.
Confrontarsi con più saperi: per fare esperienza di altre vie del
pensare.
Coltivare e salvaguardare la libertà di
pensare: non
accettare alcuna verità data, ma garantirsi sempre la ricerca della verità;
sottoporre ogni idea al confronto critico con altri.
Pensare insieme: la nostra vita è strettamente
connessa a quella degli altri, pertanto la cura di sé non può prescindere dal
costruire sempre buone relazioni con altri.
Cercare la verità dell’esperienza: avere il coraggio di dire le cose
come stanno.
In conclusione,
ho amato molto questo testo perchè nel dialogo vivo e vivificante fra i
pensatori dell’età classica e gli studiosi del metodo fenomenologico del 900. Ritrovo il legame prezioso estremamente attuale fra cura di sé e conoscenza
profonda del proprio sentire e del proprio esperire. Ritrovo la proficua
connessione fra conoscenza di sé, cura ed esercizio delle virtù e infine l’indispensabile
rapporto fra cura di sé e cura dell’anima, passando attraverso la relazione con
gli altri. Siamo chiamati a prenderci cura ciascuno di sé e poi gli uni gli
altri perché solo così realizziamo la nostra esistenza. Solo così rendiamo
bella la nostra essenza, diventando ciò che dobbiamo essere.
Eleonora Alvigini
Eleonora Alvigini
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