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martedì 13 dicembre 2016

Da Aristotele a Freud - Martin F. Echavarria

Il libro che ci apprestiamo a recensire rappresenta, probabilmente, uno dei riferimenti più importanti per ogni psicologo cattolico: Da Aristotele a Freud - Saggio di storia della psicologia, di Martin F. Echavarria (D'Ettoris Editori, Crotone 2016). Come più volte è stato sottolineato su questo blog, sono anni difficili per "il sapere", ovvero per la conoscenza delle cose in generale e dei fatti storici in particolare. Il relativismo tende a manipolare la verità esperienziale mentre il revisionismo storico, spesso nascosto come aggiornamento mediatico, omette, distorce, falsifica. Si pensi, ad esempio, alle fiction televisive, in cui diversi personaggi finiscono per apparire ben diversi da come furono realmente; ma anche alla revisione dei libri di testo attuata secondo la finalità "buona" di renderli maggiormente fruibili a degli studenti sempre meno motivati. La psicologia non è immune da tali fenomeni, anzi, più uno approfondisce e più emergono delle verità scomode. Un esempio? La profonda passione di Freud per la filosofia, volutamente celata al grande pubblico (come il suo interesse per l'occulto, ingenuamente addebitato oggidì al solo Jung) con la finalità di contribuire, così, alla divulgazione di una immagine di una psicoanalisi positivisticamente scientifica, incontaminata da "pericolose" preconcezioni psicologiche. Si cela così la sua pericolosa vicinanza con il pensiero dissolutorio e anticristiano di Nietzsche, di cui la psicoanalisi costituisce l'attuazione pratica. E per quanto riguarda la "scoperta dell'inconscio"? Quanti manuali si accontentano di riportare i soli nomi di Groddeck e - solo recentemente - di Piaget, evitando volutamente di approfondire le concezioni di Platone e di Sant'Agostino, di San Tommaso d'Aquino e dei mistici rinascimentali, di Leibnitz e di Nietzsche? Non parliamo, infine, della psicologia stessa. Sembra che la disciplina nasca con Freud, per la parte clinica, e con Wundt per la ricerca sperimentale. Quasi nessuno, se non per accenni, riprende invece le grandi sintesi medievali, che avevano avuto il merito di approfondire la filosofia greca e di delineare una vera e propria psicologia, metafisica e pratica (l'etica). Sembra proprio che la contemporaneità abbia fatto suo il progetto rivoluzionario dell'illuminismo prima e del positivismo poi: non solo radere al suolo tutto ciò che c'era prima, ma addirittura cancellare la memoria del passato, come ben profetizzò George Orwell nel suo 1984. Ignorando i fatti, i cattolici di buona volontà non fanno altro che accodarsi al pensiero dominante, non conoscendo l'esistenza di un'alternativa. Il saggio del professor Martin F. Echavarria, Direttore del Dipartimento di Psicologia all'Università Abat Oliba di Barcellona, costituisce una prima, importantissima obiezione al revisionismo storico. Non c'è quindi bisogno di aggiungere altro per giustificare il fatto che il suo Da Aristotele a Freud costituisce un testo fondamentale, da custodire con cura nella propria libreria (e sulla mensola più importante, aggiungerei). 

Il testo è estremamente agile (160 pagine), economico (14,90 euro) e con i seguenti contenuti:

Martin F. Echavarria
Invito alla lettura, di Stefano Parenti
Presentazione, di Ermanno Pavesi
Introduzione
Cap. 1 - Lo studio pratico della personalità umana nei classici e nella tradizione
1. L'etica di Aristotele come scienza del carattere
2. Il perfezionamento della personalità nel cristianesimo: dai Padri della Chiesa alla modernità cristiana
Cap. 2 - La rottura moderna con la tradizione
1. L'opposizione tra ragione e fede
2. La separazione tra ragione ed esperienza
3. L'opposizione tra morale e psicologia: la Genealogia della morale di Nietzsche
Cap. 3 - Ubicazione filosofica delle principali correnti attuali di psicologia
1. Freud e la psicoanalisi
2. Principali correnti contemporanee
3. Etica delle virtù e psicologia positiva
Conclusioni
Appendice: Psicologia e morale nel Magistero di Pio XII

Di seguito pubblichiamo l'Invito alla lettura (pp. 7-9).

Per un cattolico impegnato nel mondo della psicologia svolgere il proprio lavoro non è semplice. Bisogna chiedersi se gli strumenti e, più ancora, le rappresentazioni della natura umana che sono state apprese dalle scuole della disciplina rispettino l’antropologia così come è stata delineata nei due millenni di storia cristiana. Oppure se generino conflittualità o persino contrapposizione. Basta pensare alla malsana idea secondo cui non esistono vere e proprie cause né veri e propri effetti, come sostiene la “causalità circolare” della teoria sistemica; al determinismo dell’inconscio, ben superiore al libero arbitrio secondo alcuni psicoanalisti; all’inconsistenza ontologica della realtà e la sussistenza di multiversi, creati o co-creati dalle singole volontà di rappresentazione, secondo il dictatum del costruttivismo. E gli esempi potrebbero continuare. In più, lo psicoterapeuta cattolico – se vuole evitare di scindersi in due: il cattolico nella vita personale e il laicista coi pazienti, secondo la sintesi “Dio, se c’è, non c’entra” di Cornelio Fabro – è chiamato ad interrogarsi su come proporre la risposta alla domanda di salvezza che si nasconde “dentro” ogni ricerca di salute. Questioni fondamentali, che per essere approfondite necessiterebbero di una semplice via d’uscita: la sequela di maestri. Di persone, cioè, che siano già passate lungo la strada ed abbiano tentativamente approcciato una risposta. Il problema più grande del nostro tempo è che di maestri così non ce n’è. I cattolici impegnati nel mondo della psicologia hanno preferito anteporre la fede per Freud o per qualche altro capo scuola al Magistero della Chiesa.
            Immaginate dunque il mio stupore quando anni fa, seguendo la scia lasciata nel tempo dal grande Rudolf Allers - forse il più importante, se non l’unico, psicoterapeuta cattolico del XX secolo – mi sono imbattuto in un testo sistematico che aveva la pretesa di delineare una psicologia fondandosi non su qualche idea post-moderna, né sull’ultimo ritrovato delle psicoscienze, ma sulla filosofia di San Tommaso d’Aquino. L’autore era Martín F. Echavarría. Approfondendo, ho scoperto che il Professore - come l’avrei chiamato da allora - era docente presso l’Università Abat Oliba di Barcellona, in cui svolgeva il ruolo di direttore nella facoltà di psicologia, ed autore di numerosi articoli di carattere filosofico-scientifico in cui venivano messi a tema argomenti come la superbia, le cause delle infermità psichiche, il relativismo della psicologia, l’etica nella psicoterapia, i vizi e tanto altro, da una prospettiva tomista. Echavarría stava gettando le fondamenta per una psicologia cattolica. L’opera di costruzione, però, non era svolta in solitario, col solo lascito della filosofia tomista, ma in dialogo (cioè in confronto) con le psicologie contemporanee. In un secondo volume, il Professore analizzava le numerose correnti della psicologia paragonandole con l’antropologia cristiana. Emergevano dei punti di contatto, specialmente negli autori del gruppo che lui denominava ‘psicologia della responsabilità’ (Adler, Allers, Pieper, Frankl), e numerose opposizioni, non solamente verso le scuole già ampiamente criticate dai cristiani (come la psicoanalisi o il comportamentismo) ma anche nei confronti degli approcci umanisti, della psicologia analitica di Jung (frequentatissima tra i cattolici), del cognitivismo di stampo americano, della sistemica.
L’opera di confronto desta una domanda: come si è giunti ad una scissione tanto ampia tra la psicoterapia ed il Magistero? La risposta si trova nel presente studio, in cui Echavarría ripercorre le origini della disciplina evidenziando la presenza di due linee di pensiero contrapposte. La prima risale all’etica classica, aristotelica specialmente, che si sviluppa nei secoli cristiani come forma di educazione, attraverso la demonologia, la filosofia tomista e l’ascetica. La seconda ha come ideatore Friedrich Nietzsche, il quale ebbe l’obiettivo di sovvertire la prima linea di pensiero attraverso una prassi educativa (o diseducativa) di rottura con la tradizione, e come esecutore Sigmund Freud, la cui psicoanalisi attualizza tale programma rivoluzionario. Eccoci dunque alle origini anti-cristiane della psicoterapia contemporanea, la quale è chiamata a riprendere il lascito della tradizione antica e medievale rifiutata dalla modernità, se vuole riavvicinarsi al pensiero della Chiesa.
            Quando invitai il Professore a partecipare al convegno “Il soggetto ed i percorsi di cura”, svoltosi a Triuggio nell’Ottobre del 2014, nel quale presentò una lezione su “Psicologia ed antropologia cristiana”, ebbi modo di conoscere l’uomo oltre che il docente. E mi sorprese, non poco. Ricordo con simpatia le profonde discussioni di cui fui omaggiato, le quali mi fecero conoscere un padre di sei figli ed un marito premuroso e grato. Emerse la testimonianza semplice e spassionata per una vita fatta di famiglia e di studio. Indelebile, poi, è l’immagine del suo volto, dal sorriso discreto e dallo sguardo curioso. È lo sguardo che ogni cristiano conosce, perché indica la ricerca costante del Risorto nella letizia del dono della vita. Da quegli incontri trattenni una ricchezza umana oltre che professionale. Anche per questi motivi ritengo che conoscere e seguire i suoi insegnamenti possa essere di vero aiuto allo psicoterapeuta che desidera essere prima di tutto cattolico.

Stefano Parenti

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