E' impressionante come uno scritto di più di cinquant'anni fa, il Discorso del Sommo Pontefice Pio XII del 10 Aprile 1958 rivolto ai partecipanti del XIII Congresso Internazionale di Psicologia Applicata, sia ancor oggi di estrema attualità. In quell'occasione il Papa toccò alcuni punti centrali per la definizione di un'antropologia filosofica e teologica, fondamento di ogni sapere psicologico e teologico: il concetto di personalità ("noi definiamo la personalità come 'l'unità psico-somatica dell'uomo, in quanto determinata e governata dall'anima'"); la moralità dello psicologo; l'importanza del consenso "informato" del soggetto; la liceità dell'utilizzo di certe tecniche. Un passo importante e sorprendente per la sua attinenza alla quotidianità è quello in cui Pio XII delinea i presupposti che, per utilizzare le parole di un altro Pontefice, sua Santità Benedetto XVI, oggi potremmo definire "non negoziabili". Seguiamo le sue parole:
"D'altronde, dire che l'uomo è tenuto ad osservare certe regole di moralità equivale a ritenerlo responsabile, a crede ch'egli ha la possibilità oggettiva e soggettiva d'operare secondo queste regole. Quest'affermazione della responsabilità e della libertà è ugualmente essenziale alla personalità. Non si può, dunque, a dispetto di certe posizioni sostenute da alcuni psicologi, abbandonare i seguenti presupposti, sui quali sarebbe desiderabile che si realizzasse un accordo il più esteso possibile tra gli psicologi e i teologi:
- un uomo qualsiasi dev'essere ritenuto normale fino a prova contraria;
- l'uomo normale non possiede soltanto una libertà teorica, ma ne ha anche realmente l'uso;
- l'uomo normale, quando impega come deve le energie spirituali che sono a sua disposizione, è capace di vincere le difficoltà, che si frappongono all'osservanza della legge morale;
- le disposizioni psicologiche anormali non sono sempre costringenti e non tolgono sempre al soggetto ogni possibilità di agire liberamente;
- anche i dinamismi dell'incosciente e del subcosciente non sono irresistibili; è possibile, in larga misura, dominarli, soprattutto da parte del soggetto normale;
- l'uomo normale è dunque ordinariamente responsabile delle risoluzioni che prende.
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