L'articolo di questo mese rappresenta, in parte, una novità. Sin'ora ci siamo interessati a quegli autori che, direttamente, hanno tentato di ricucire la scissione esistente tra le psicologie contemporanee e la concezione cristiana dell'uomo. Il punto d'incontro che maggiormente, a nostro avviso, è rappresentativo dell'unità tra psicologia e cristianesimo abbiamo visto essere il contributo di Rudolf Allers, le cui prospettive sono state proposte su queste pagine (e continueranno ad esserlo anche in futuro). Allers rappresenta un punto nodale anche da una prospettiva temporale: il suo recupero della filosofia tomista costituisce il trait d'union tra il passato ed il presente, tra la riflessione bimillenaria della Chiesa e la contemporaneità. La scuola tomista, dunque, che in Allers ha il suo principale esponente d'inizio secolo nel versante della psicologia - e che annovera altri pensatori, come Magda Arnold, purtroppo sparsi qua e là nel mondo e non organizzati in un'unità (vedremo a tal proposito le vicende dell'Associazione di psicologia cattolica americana) - si è sviluppata negli anni recenti specialmente in America Latina, su impulso del prof. Ignacio Andereggen (si veda il suo articolo: San Tommaso, psicologo). Ad essa ci siamo riferiti in più occasioni, specialmente ricorrendo all'opera del professor Martin F. Echavarria, in grado di coniugare in una visione d'insieme gli aspetti teorici con quelli pratici (psicoterapia). La "scuola argentina", come più volte l'abbiamo titolata, non è però l'unica a riprendere i contributi di San Tommaso. Anche il gruppo dell'Insitute for Psychological Science, ad Arlington negli Stati Uniti, è da anni impegnato in una riflessione corale sull'integrazione tra l'antropologia cattolica e la psicoterapia. Tra gli autori più importanti dell'istituto figurano Paul Vitz, psicoanalista noto anche in Italia per il suo scritto critico - fondamentale - contro l'antropologia sottesa all'approccio umanistico (cfr. Psicologia e culto di sé, Dehoniane, Bologna), Cristian Brugger, firma dell'interessante Psicologia ed atropologia cristiana, e Steve Craig Titus, autore di alcuni testi che coniugano la pratica delle virtù con l'esercizio della psicoterapia (tra di essi, Resilience and the virtue of fortitude: Aquinas in Dialogue with the psychosocial sciences).
Il loro approccio sembra differire da quello della scuola argentina, specialmente nella forma, inclinando maggiormente all'impostazione delle psicologie contemporanee che a quella della filosofia perenne. Significativo è l'esito a cui la loro riflessione sembra giungere: la guarigione dalle malattie mentali consiste nello sviluppo delle virtù umane naturali (cardinali). Iniziamo ad addentrarci, dunque, nel loro modello, riservandoci la libertà di una lettura critica delle loro proposte. In questo primo articolo, in cui ufficialmente il gruppo presenta i fondamenti antropologici e teologici, è evidente da una parte una necessità di sintesi e di sistematizzazione, dall'altra una integrazione, spesso non semplice, dei diversi livelli epistemologici, specialmente tra visione classica (filosofica) e contemporanea (psicologica).
Si ringrazia l'Istituto per il permesso di riproduzione.
Il loro approccio sembra differire da quello della scuola argentina, specialmente nella forma, inclinando maggiormente all'impostazione delle psicologie contemporanee che a quella della filosofia perenne. Significativo è l'esito a cui la loro riflessione sembra giungere: la guarigione dalle malattie mentali consiste nello sviluppo delle virtù umane naturali (cardinali). Iniziamo ad addentrarci, dunque, nel loro modello, riservandoci la libertà di una lettura critica delle loro proposte. In questo primo articolo, in cui ufficialmente il gruppo presenta i fondamenti antropologici e teologici, è evidente da una parte una necessità di sintesi e di sistematizzazione, dall'altra una integrazione, spesso non semplice, dei diversi livelli epistemologici, specialmente tra visione classica (filosofica) e contemporanea (psicologica).
Si ringrazia l'Istituto per il permesso di riproduzione.
La riflessione teologica e le premesse filosofiche riguardanti la persona nel modello di integrazione dell’IPS
Il gruppo IPS[1]
(Data: 15 Agosto, 2014)
Questo
testo presenta una visione Cristiano-Cattolica della persona umana come base
per le scienze psicologiche. O più semplicemente, si tratta di una panoramica
delle principali premesse teologiche e filosofiche caratterizzanti il Modello d’Integrazione
dell’Istituto per le Scienze Psicologiche (IPS), che propone una visione della
persona umana informata dalla fede Cristiana e dalla ragione. Il testo sottolinea
e organizza le caratteristiche distintive della complessità della natura umana
e della dinamica della persona umana. La sua intenzione è di produrre una più
ricca e più vera comprensione della persona e così di promuovere un’efficacia maggiore
degli interventi terapeutici. Una spiegazione del modello, esempi teorici e
applicazioni cliniche di queste premesse, e un insieme di premesse psicologiche
saranno di prossima pubblicazione.
Sebbene
questo testo fornisca gli elementi teologici e filosofici per un modello
generale della persona, nella pratica effettiva, ogni essere umano rimane
unico. Mentre gli incontri interpersonali rivelano qualcosa di significativo
circa la personalità o l’identità, ogni persona rimane un mistero rivelato
pienamente solo agli occhi di Dio. Con questa avvertenza, abbiamo sviluppato
una definizione sintetica e Cristiana della persona: la persona umana è una
singola sostanza di natura razionale (intellettuale), volitiva (libera),
relazionale (interpersonale), incarnata (anche emozionale) e unificata
(corpo-anima); la persona è chiamata alla prosperità, alla responsabilità
morale ed alla virtù attraverso il suo stato di vita e il lavoro e il servizio;
in una prospettiva teologica esplicita (Biblica e Magisteriale), le persone
umane sono anche create a immagine di Dio e fatte da e per l’amore divino e
umano, e, sebbene subiscano gli effetti del peccato originale, personale e
sociale, sono invitate alla divina redenzione in Cristo Gesù, alla santificazione
attraverso lo Spirito Santo, e alla beatitudine con Dio Padre.
A.
UNA VISIONE TEOLOGICA DELLA PERSONA: basata sulla fede e sulla tradizione Cristiana
(la Bibbia e l’insegnamento magisteriale Cattolico), secondo un ordine
tripartito della storia della salvezza.
La persona umana è...
I. CREATA. Gli esseri umani sono creati da Dio “ad immagine”
e “sulla somiglianza” con Dio (Gn 1, 26); “a immagine di Dio li creò; maschio e
femmina li creò” (Gn 1, 27).
1.
Bontà e dignità. Essi sono buoni
(come tutto ciò che è stato creato da Dio) e hanno una dignità ed un valore speciale
in quanto persone (Gn 1, 31).
2.
Dono d’amore. Le loro vite (e ogni
cosa buona) sono in definitiva un dono di amore che ci è stato dato ed è
continuamente sostenuto da Dio. A sua volta, l’accettazione del dono, la gratitudine,
il culto, il servizio e l’auto-dono (l’amore di Dio e degli altri come di se
stessi) sono risposte adeguate al dono originale (Jm 1:17).
3.
Unità della persona. Le persone umane
sono create come un insieme unificato, costituito da un corpo materiale e da un’anima
spirituale (Gn 2, 7).
4.
La comunione con Dio. Grazie alla
conoscenza ed all’amore, gli esseri umani sono creati come persone per entrare
in comunione con Dio (Gv 17, 26), che è una comunione conoscitiva ed affettiva di
persone (una Trinità di Persone).
5.
La comunione con gli altri. Essi sono
creati per entrare in comunione e amicizia anche con altre persone. All’inizio,
Adamo ha sperimentato l’unicità nella solitudine originaria, che è stata
superata da un’unità originale quando Dio ha creato Eva per essere la moglie di
Adamo, “un aiuto simile a lui” e “la madre di tutti i viventi” (Gn 2, 18-20). Il
significato sponsale del corpo (la sua struttura di base a ricevere e a dare, a
conoscere e ad amare) informa tutte le vocazioni alla vita matrimoniale ed al
celibato. Il fatto di essere creati ad immagine di Dio costituisce la base per
tutte le vocazioni.
6.
Prosperità. Le persone umane sono
chiamate alla prosperità, che è perfezione e santità, attraverso l’accettazione
interpersonale e il dono dell’amore (“siate perfetti, come è perfetto il Padre
vostro che è nei cieli” Mt 5:48). Sebbene la perfezione della prosperità sia
riservata al paradiso, le persone umane sono chiamate nel presente a prosperare
nell’integrità individuale (psicologica, morale e spirituale), nonché nell’integrità
del rapporto con Dio e con il prossimo (comprese le distinte relazioni relative
ad uno stato vocazionale e l’applicazione delle virtù necessarie per tale
stato).
7.
L’ordine Divino e morale. La
creazione è segnata da un ordine divino che gli esseri umani possono conoscere nei
termini di legge divina (es. il Decalogo; Ex 20:1-17) e la legge morale
naturale (che è la partecipazione razionale dell’uomo alla legge eterna, Rm
2:14). La legge divina e la legge naturale si realizzano concretamente nella
vita Cristiana. Anche la felicità del non-credente dipende dal vivere in
accordo con la legge naturale.
II. CADUTA. A causa del peccato di Adamo ed Eva, nell’umanità
la somiglianza con Dio è corrotta e sfigurata (Gn 3, 16-19).
1.
Il disordine e le prove. Le esperienze
di peccato, di debolezza, di decadenza, di morte e di disordine costituiscono
le difficoltà e le prove sperimentate nella vita temporale dell’uomo (1 P 1:6).
2.
Conseguenze del peccato. Il peccato
originale e le conseguenze di ogni peccato personale e d’altro tipo pongono l’umanità
contro Dio, ogni persona umana contro se stessa, le persone contro le altre persone,
e l’umanità contro la natura (Sal 78, 19).
3.
La bontà è fondante e il male non lo è.
La tendenza verso il male è un disordine delle inclinazioni che sono esse stesse
fondamentalmente buone. Mentre le ferite del male non sono fondanti, la bontà persistente
della creazione di Dio lo è (“dove abbondò il peccato, sovrabbondò la grazia”,
Rm 5, 20).
4.
La nostra lotta contro il male. Il
male e il peccato umano pongono la prosperità umana in pericolo. Il male è un
disordine ed una privazione di ciò che dovrebbe essere, secondo la natura umana
creata ad immagine di Dio: emozioni (odio), pensieri (bugie), scelte
(suicidio), impegni (adulterio invece di fedeltà), o maturità (espressione di
livelli d’immaturità di responsabilità in età adulta). Il male si oppone a Dio
attraverso la disobbedienza alla legge dell’amore, ossessioni demoniache, e
opposizione spirituale, per esempio. Nel contesto delle lotte contro il male e
l’irrequietezza dovuta al peccato, Dio offre redenzione e può far sì che tutte
le cose operino per il bene (Rm 8:28).
III. REDENTA. Nell’Incarnazione di Gesù Cristo, Dio dà una
nuova dignità alla natura umana e, attraverso la morte e la risurrezione di
Cristo, riscatta l’umanità, chiamando ogni persona alla comunione con Dio e con
il prossimo, e alla guarigione interiore e alla crescita (Tt 2:14).
1.
La felicità eterna e la beatitudine.
Le persone umane sono chiamate alla comunione con Dio che è pienamente concessa
solamente attraverso la Sua assistenza nella presenza amorosa e nella visione
beatifica di Dio nell’aldilà. Tuttavia questa comunione è già ricevuta, come un
anticipo in questa vita, attraverso i doni della fede, della speranza e della
carità (le virtù teologali) e nell’esperienza di prosperità all’interno delle nostre
vocazioni (1 Gv 3, 2; Mt 5, 8).
2.
La fede. Attraverso la fede in Dio e
in unione con Gesù Cristo nel Battesimo ogni persona umana è invitata a
diventare figlio o figlia di Dio (Ga 4:5; 1 Gv 3, 1) e a ricevere il dono dello
Spirito Santo (At 2, 38; Gv 14, 26). Ognuno è chiamato a partecipare all’opera
redentrice di evangelizzazione e di santificazione che Cristo realizza
attraverso il suo Corpo che è la Chiesa.
3.
La speranza. Il peccato, la morte e
la malattia sono definitivamente superate dalla redenzione di Gesù (1 Co
15:54-55). Inoltre la sofferenza causata dai loro effetti può essere trasformata
per finalità salvifiche (Rm 5, 3). Sostenute dalla speranza nel mezzo della
sofferenza (sacrificio spirituale), le persone umane partecipano al superamento
degli effetti del peccato attraverso l’opera redentrice di Cristo, che ha
promesso la guida dello Spirito Santo, la beatitudine eterna con Dio, la
risurrezione del corpo e le altre promesse del regno di Dio alla fine del tempo
(Rm 6, 3-6; Mt 4, 17).
4.
L’amore. Tutta la legge e i profeti
dipendono da due comandamenti: amare Dio “con tutto il tuo cuore e con tutta la
tua anima e con tutta la tua mente [...] e ad amare il prossimo tuo come te
stesso” (Mt 22,37-40; vedere anche Dt 6, 5; Lv 19,18; Mc 12,30; Lc 17,33). Gesù
Cristo rende noto l’uomo a se stesso, rendendo chiara la suprema vocazione umana
attraverso il suo definitivo dono di sé, che è amore (GS 22); avendo una
somiglianza con Dio, l’uomo “non può trovare se stesso se non attraverso un
dono sincero di sé” (GS 24). L’auto-dono comporta spesso una forma di
sacrificio di sé.
5.
La natura e la grazia. La natura
umana rimane sempre indebolita dal peccato (“concupiscenza” – emozioni
disordinate, debolezza della ragione e della volontà) ma può essere sostenuta e,
in determinati modi, guarita e divinizzata dalla grazia divina (1 Ts 5, 23). Le
persone possono diventare sante, attraverso una vita di fede Cristiana, di
speranza e di amore come pure delle altre virtù infuse. Esse possono diventare “partecipi
della natura divina” (2 P 1:4).
6.
Vocazione. Una “vocazione” è spesso
intesa come un fenomeno religioso, in cui le persone rispondono a una ‘chiamata’
da Dio per compiere una funzione spirituale o compito di vita. Da un punto di
vista cristiano, le vocazioni o le chiamate possiedono tre forme principali:
(i) una chiamata alla relazione con Dio - mediante la santità; (ii) un impegno per
la vita - single, coniugato, ordinato, o religioso; e (iii) un lavoro ed un
servizio - attraverso opere retribuite e di volontariato. Sono tutte forme di auto
dono e sono tutte delle trasformazioni delle capacità umane. (Sulla premessa
filosofica delle vocazioni, si veda la Premessa VI 1-4).
7.
La vocazione alla santità. La comune
vocazione alla santità è basata sulla chiamata, in questo mondo, ad una vita di
amore di Dio e del prossimo come di se stessi, e alla vita delle opere buone,
che Dio ha preparato in anticipo, per ogni persona in cammino (Lc 10, 27; 1 Ts
4, 3; Ef 2, 10). Dio dà a ciascuno una vocazione personale che comporta un unico
ed irripetibile ruolo che Dio chiama ogni persona a giocare, nel realizzare il
piano divino (2 Tm 1:9; LG n. 39).
8.
Stati di vita. Tutte le persone
iniziano la vita come single e possono continuare la loro vita come single nell’amore
e nel servizio a Dio e al prossimo. Tuttavia, vi sono anche vocazioni impegnate
per una condizione di vita, cioè un impegno ad essere sposato, ordinato o
consacrato (religiosi). Tutti questi stati comportano la collaborazione nell’opera
di Dio di santificazione di se stessi e delle altre persone (1 P 5:1-4; LG, n.
41-43).
9.
Lavoro e servizio. Attraverso un
terzo livello di vocazione, le persone umane si impegnano nel lavoro e nel
servizio, pagate o non, che non servono solo per la loro personale prosperità e
santificazione, ma contribuiscono anche al bene della famiglia, delle altre
persone e del mondo (Gn 2, 15; Mt 25, 20). È attraverso tale lavoro che si può
esercitare il comando divino di andare anche al di là dei familiari e degli amici
per amare il prossimo, per accogliere lo straniero, per esercitare la giustizia
in favore dei poveri, e per fare il bene del nemico.
10.
La preghiera e i Sacramenti. Ogni
persona è chiamata alla comunione con Dio attraverso la preghiera. Le pratiche
religiose di preghiera uniscono gli individui alla comunità e a Dio. A causa
della importanza dell’unità di tutta la persona, il culto comporta l’uso del
corpo (attraverso il silenzio e il canto, in piedi e in ginocchio, nel mangiare
e nel bere) e le relazioni (attraverso i saluti e i segni della pace,
attraverso le benedizioni e le risposte comunitarie). In questo modo il nostro
corpo partecipa e anche conosce la fede. Dio non solo offre la salvezza eterna
ma anche il supporto temporale, la guarigione e la guida attraverso i
sacramenti, che sono disponibili per i credenti Cristiani. I Sacramenti sono
sette segni efficaci della grazia divina, istituiti da Gesù Cristo, offerti
attraverso l’opera dello Spirito Santo ed affidati alla Chiesa (2 Co 5:17;
22,19-20; CCC 1210). La grazia di Dio non è limitata ai sacramenti e include il
battesimo del desiderio.
Questa visione teologica Cristiana della
persona (delineata attraverso le premesse nelle sezioni A.I, A.II e A.III) si
riferisce a una realtà ontologica, esistenziale, e teleologica per tutta la
vita umana nel tempo. La sezione seguente affronta le questioni metafisiche o
ontologiche, epistemologiche ed etiche in un approccio sintetico alla persona
che è fondato nell’esperienza e nella ragione umana da una prospettiva della
filosofia cristiana.
B.
UNA VISIONE FILOSOFICA CRISTIANA DELLA PERSONA: basata sull’esperienza umana, sulla
ragione, e sulla tradizione filosofica Cristiana in dialogo con le scienze e le
altre forme di conoscenza.
La persona umana è...
IV. UN’UNITÀ PERSONALE. L’anima spirituale, creata da Dio, è il
principio vitale e forma sostanziale del corpo umano (Ps 139:13; CCC 362-368).
1.
La dignità umana. Ogni essere umano
vivente possiede una dignità di base e un’anima umana completa, che include le
potenze intellettive umane, anche se a volte non è in grado di esprimerle a
causa di disturbi o di mancanza di sviluppo (Gn 1, 31; Concilio Vaticano II,
Gaudium et spes, 14-15).
2.
L’unità corpo-anima come dono di vita.
Una persona umana è un essere vivente completo, interamente unificato,
costituito da un corpo materiale e da un’anima immateriale, incorruttibile ed
immortale. L’unità corpo-anima costituisce il dono della vita che sempre
dipende da Dio. Dal momento che l’intelletto spirituale della persona sussiste
in un corpo, senza essere ridotto al solo aspetto corporale, l’anima della
persona sopravvive alla morte del corpo. L’anima umana è così profondamente
unita al corpo che viene considerata la forma sostanziale del corpo (Gn 1 &
2; Concilio di Vienna, DS 902; Pio XII, HG: DS 3896). L’aspetto più profondo
della persona è talvolta chiamato “anima”, “spirito”, “cuore” o “mente” (Mt 22,
37-40; Lc 10, 27; Mc 12, 30; Dt 6, 5).
3.
La norma personalista. La persona è
un soggetto che si auto-possiede con finalità personali differenti e non
dovrebbe essere usata strumentalmente come un semplice oggetto o come un mero
mezzo per i fini di qualcun altro (Mt 7, 12).
4.
Molteplici capacità. La natura umana animata
include molteplici capacità a livello biologico (vegetativo e motorio),
cognitivo (sensazione e ragione o intelletto razionale), e affettivo (emozione
e volontà o intelletto volitivo) della persona (Lc 10, 27).
5.
Interezza. Una nozione unificata di
tutta la persona, da un lato, comprende una dimensione trascendente e personale
e riconosce che la prosperità (attraverso la virtù e la vocazione) richiede una
interconnessione tra quattro domini (relazionalità, incarnazione ed emozione, ragione,
e volontà) (Pr 20:7). Questa visione della totalità, d’altra parte, evita
concezioni distorte della persona che si sviluppano come il risultato di concezioni
individualiste, materialiste, riduzioniste, relativistiche, deterministiche,
dualistiche, o comportamentiste.
V. REALIZZATA NELLA VIRTÙ. La prosperità umana comporta uno sviluppo
teleologico (intenzionale) delle capacità e delle relazioni della persona, attraverso
la virtù, la vocazione, e le relative pratiche che mirano al bene della vita.
1.
Inclinazioni naturali. Le capacità
umane esprimono inclinazioni positive di base verso l’esistenza (essenza), la verità
(conoscenza), la bontà (amore), la relazionalità (famiglia, amici e società), e
la bellezza (integrità, ordine e chiarezza). Queste inclinazioni naturali
servono come base per la comprensione della legge naturale (Rm 1 & 2) e per
le virtù umane naturali, le vocazioni e la prosperità.
2.
Inclinate verso la prosperità e Dio.
Dalla prospettiva della filosofia cristiana, ogni persona umana, dal primo
momento della sua esistenza, cresce verso la prosperità temporale, la bontà
morale, e la prosperità ultima. Questo movimento teleologico forma la vita
umana dal concepimento fino alla morte. La persona umana ha una capacità
naturale di sapere che vi è una fonte ed un fine ultimo alla vita umana (Dio
creatore); in questo modo, gli esseri umani esprimono un desiderio naturale per
Dio (Mt 5, 8; Ac 17:27; Concilio Vaticano II, Gaudium et spes, 19).
3.
Lo sviluppo nel tempo. La persona
viene all’esistenza quando la sua unità corpo-anima giunge all’esistenza nel
concepimento. Il dispiegamento delle molteplici capacità della natura umana è
soggetto allo sviluppo nel tempo attraverso la crescita biologica nonché
attraverso la famiglia e le esperienze di carattere sociale che preparano per
la maturità intesa in termini di virtù e di vocazioni. Questo sviluppo maturo si
rende manifesto nei rapporti, in particolare nel matrimonio e nella famiglia, nelle
amicizie e nella comunità, nel lavoro e nel servizio, e nella religione.
Attraverso questo sviluppo morale e spirituale, la persona cerca di superare il
cuore diviso, la discordia sociale, e l’indifferenza religiosa (1 Co13:11).
4.
La salute e la malattia. La salute
può essere concepita in termini di sviluppo umano integrale. È una funzione del
dispiegamento delle funzioni corporali, mentali e spirituali (ossia la loro
realizzazione al momento giusto al grado più proprio). La malattia è una
funzione di una certa privazione o deterioramento dello sviluppo umano
integrale (ossia la mancanza o la perdita del corretto adempimento di una o più
di queste tre capacità) (Sal 1, 3).
5.
Virtù. Le virtù si distinguono per la
capacità che esse perfezionano e le finalità che raggiungono. Per esempio, la
virtù della prudenza (servita dalla coscienza) perfeziona l’inclinazione umana
verso la verità e la capacità intellettuale di raggiungere obiettivi
ragionevoli attraverso l’azione adatta, come quando un padre ed una madre si
consigliano, prendono decisioni ed agiscono concretamente al fine di crescere i
loro figli nell’essere onesti ed attenti. La natura della persona esige che la
virtù sia espansiva e interconnessa, per esempio, che la prudenza sia anche
amore (1 Co 13:1-3).
6.
Tipi di virtù. Le virtù perfezionano le
capacità umane, in quanto mirano alla piena prosperità. Esse si differenziano
in tre tipologie principali. Primo, le virtù teologali (fede, speranza e carità
o amore) sono doni divini che influenzano anche le altre virtù (si veda la
premessa III.2-4, su fede, speranza e amore, in questo capitolo), per esempio,
come quando la speranza teologale incoraggia una persona di fiducia nelle
attività quotidiane. Secondo, le virtù naturali sono comunemente acquisite.
Tali virtù sono chiamate virtù cardinali (prudenza, giustizia, coraggio e temperanza
o autocontrollo), che raggruppano le virtù correlate o i punti di forza del
carattere, come la pazienza e la perseveranza. Terzo, le virtù intellettuali
sono teoretiche (saggezza, comprensione e conoscenza o scienza) o pratiche
(arte e saggezza pratica). In aggiunta alla suddetta presentazione tripartita, viene
anche utilizzato un semplice elenco per identificare quelle virtù la cui
importanza è talvolta trascurata, come il perdono, l’umiltà, l’obbedienza, la creatività
e la pietà.
7.
Il collegamento delle virtù attraverso la
pratica. Le virtù di base, le virtù correlate e le virtù pratiche creano i
percorsi interconnessi dello sviluppo intellettuale, morale e spirituale. Per
esempio, il coraggio (una virtù di base), la speranza e la perseveranza (due
delle virtù ad essa associate) devono essere formate attraverso pratiche particolari
come i training nelle situazioni di emergenza. Mentre le virtù in primo luogo
perfezionano una delle capacità umane (elencate di seguito), esse si
intrecciano in una connessione dinamica di forze intellettuali, morali e
teologiche (1 Co 13:13; Ga 5:22-26).
8.
Il disordine morale e il male. Spesso
le persone operano scelte cattive come se fossero buone, a causa di precedenti interpretazioni
ed azioni distorte (interpretazioni difensive, negazioni di compromesso,
razionalizzazione delle ideologie, ecc.). A causa dei disturbi morali a livello
personale e sociale, gli esseri umani tendono a cercare disordinatamente il
piacere, il potere e il riconoscimento. Per esempio, emozioni, cognizioni, volizioni
distorte impediscono la prosperità come quando la paura provoca il fallimento
di un’azione corretta o la rabbia blocca il vero amore e la giustizia (Ga
5:19-21).
9.
Il vizio. La tradizione Cristiana
identifica la superbia come radice di tutti i peccati e dei sette peccati
capitali o mortali quali: vanità, invidia, odio (ed ira), ignavia, avidità, gola
e lussuria. Di fronte al male morale e al vizio, gli esseri umani hanno bisogno
non solo di sviluppo ma anche di guarigione, di perdono e di riconciliazione a
livello personale, interpersonale e religioso (Lc 15; Mt 1, 21).
10.
La prevenzione. Lo sviluppo umano
integrale nella virtù aiuta a prevenire e superare le inadeguatezze del giudizio
morale come il relativismo (la negazione della verità oggettiva), l’emotivismo
(l’interpretazione del giudizio etico semplicemente come espressione delle
emozioni positive o negative verso una cosa), il soggettivismo (l’affermazione
che la percezione o la conoscenza di una persona sia necessariamente corretta),
il consequenzialismo (la determinazione della bontà dalle sole conseguenze di
un atto e la negazione che tutti gli atti siano intrinsecamente mali), e il materialismo
(la riduzione della persona alle determinanti biologiche, come i processi
genetici e neurali).
VI.
REALIZZATA ATTRAVERSO LA VOCAZIONE. La
prosperità umana comporta anche uno sviluppo teleologico (intenzionale)
attraverso tre tipi di vocazione: (1) risposte distinte alla bontà, (2) stati
di vita differentemente impegnati, e (3) lavoro e servizio.
4.
Chiamata o Vocazione. In senso
stretto, avere una “vocazione” significa rispondere personalmente alla chiamata
di bontà e di verità che caratterizza la vita di una persona a livello globale,
ma soprattutto attraverso lo sviluppo personale del “dono di sé”. L’idea di
base di una chiamata proviene da una fonte: dal mondo, da una persona, o da Dio
che attira come intrinsecamente buono. Per esempio, le persone riferiscono di
essere attratte da un’ “anima gemella”, impegnandosi nel matrimonio, e, così,
trovando la loro vera vocazione. Le vocazioni sono perfettive della persona
umana (Per una esposizione esplicitamente teologica di queste chiamate o vocazioni,
si veda la Premessa III.6.a-c). (Dt 6, 18; Mt 19, 16-21)
2.
Chiamata alla bontà. Ogni persona è
attratta ed è perfezionata attraverso l’esistenza (essere), la verità
(conoscenza), la bontà (amore), la relazione (famiglia, amici e società), e
bellezza (integrità, ordine e chiarezza). Tali beni sono alla base delle
esperienze umane del mondo, che è, tuttavia, non solo un luogo di meraviglia e
di bene, ma anche di fatica e di male. Una risposta umana adatta implica, in
primo luogo, l’affermazione della bontà e della bellezza che uno trova e, quindi,
il contributo alla bontà attraverso le scelte, prima di sperimentare un qualche
senso di prosperità nell’atto, ad esempio, essendo compassionevole invece di
crudele; difendere i deboli invece di sfruttare la loro situazione; aiutare le
famiglie nel bisogno; e arricchire la cultura umana. Tali risposte alle molte
facce della bontà contribuiscono sia alla prosperità quotidiana sia a quella
ultima. (Mt 5, 2-12)
3.
Chiamata a stati di vita impegnati.
Attraverso un secondo livello di chiamata, un essere umano risponde al desidero
naturale e trascendente di entrare in uno degli stati di vita: (1) impegnarsi
per un marito o per una moglie al fine di formare una famiglia attraverso il
vincolo del matrimonio; (2) impegnarsi alla bontà ultima nel servizio di Dio e
degli altri attraverso l’impegno sacerdotale o religioso; così come (3)
cercare, nell’integrità della vita, di contribuire con intelligenza, buona
volontà e risorse agli altri come una singola persona. (Gn 2; Eph 5).
4.
Chiamata al lavoro ed al servizio. In
un terzo livello della chiamata, una persona si impegna in diverse tipologie di
lavoro e di servizio che bisogna compiere al fine di prosperare personalmente e
di contribuire al benessere degli altri membri della famiglia e della società.
Per esempio, le persone riportano di essere attratte dalla bellezza, dall’intenzionalità,
e dall’utilità del lavoro con il legno, impegnandosi esse stesse ad imparare e
diventare esperti carpentieri in modo onesto, mentre creano beni per gli altri,
e, così, trovando il senso nella loro chiamata al lavoro ed al servizio (Gn
2:15; Mt 25:20).
Sebbene il corpo umano e l’anima
spirituale siano naturalmente inseparabili e finalizzate e sempre in relazione
con altre persone, con l’obiettivo dell’analisi possiamo distinguere le
seguenti strutture o capacità della natura umana, che sono disponibili alle
persone nella loro ricerca per lo scopo e la prosperità:
VII. RELAZIONALITA INTERPERSONALE. Gli esseri umani sono naturalmente socievoli attraverso
le inclinazioni e i bisogni verso la famiglia, l’amicizia, la vita in società e
altri rapporti interpersonali. Come tali, le persone umane sono:
1.
Ricettive e interpersonali. Esse sono
intrinsecamente ricettive ed orientate verso le altre persone. Ciò si esprime
attraverso gli atti comunicativi del ricevere e del dare. Inoltre, gli atti
sociali servono la prosperità personale solo nella misura in cui servono il
bene di altre persone e il bene comune (1 Gv 3, 17-18).
2.
Centrate nell’amore. La più alta
espressione della comunicazione interpersonale è l’amore oblativo che è anche
noto come la virtù della carità o dell’amicizia-amore. Pur avendo un’unità d’intenti,
l’amore assume forme diverse a seconda del tipo di rapporto interpersonale. Essa
informa e interconnette tutte le altre virtù, mentre è servita da loro come
bene, specialmente le virtù che riguardano le relazioni, come la giustizia, la
religione, la castità, il coraggio e l’obbedienza (1 Gv 4, 8) (si veda la
premessa X.3, in questo capitolo, sui “Tipi dell’amore umano”).
3.
Il rapporto con Dio. Esse hanno un
desiderio naturale di conoscere, di amare, e di essere unite a Dio, che non è
solo il creatore (causa prima) e il sostentatore (causa efficiente) della vita
umana, ma anche il suo fine ultimo (causa finale). È dunque opportuno che le
persone umane si aprano a pratiche religiose (come la preghiera, i rituali, le
letture bibliche e i sacramenti, ed altre espressioni di fede, di speranza, di
amore) al fine di ossequiare, di rispettare e di amare Dio (Gv 1, 12-13).
4.
Relazioni di carattere sponsale e il
significato sponsale del corpo. La natura del matrimonio naturale è
costruita sulla complementarità dei sessi e sull’attrazione per il sesso
opposto (vedere premessa VIII.2, in questo capitolo, sia maschio o femmina). Il
matrimonio naturale implica un’impegno per un’alleanza lunga tutta la vita e il
dono di sé totale (unione). Questo amore è formalizzato nel matrimonio
monogamico che è aperto al dono di una nuova vita (procreazione) ed impegnato verso
il bene della famiglia. Nel sacramento del matrimonio, Dio fornisce le grazie agli
sposi per affrontare le sfide dell’intimità, della fedeltà e della famiglia.
Alcune persone si impegnano in un dono di sé nel celibato al fine di amare e
servire Dio e le altre persone (Gn 2, 18-24).
5.
La famiglia. La relazionalità
interpersonale è sviluppata per la prima volta nella famiglia, che è la cellula
base della società. Gli esseri umani hanno sia un bisogno naturale per la
famiglia ed inclinazioni naturali a stabilire le famiglie, cioè, per i beni del
matrimonio e della procreazione e dell’educazione dei bambini (Lc 2, 51).
6.
Gli amici. L’amicizia umana
contribuisce alla realizzazione umana. Essa è alla base delle relazioni di
affetto, di amicizia e d’intimità che si fondano sul reciproco dono di sé e su di
una condivisione comune del bene, in altri modi rispetto all’amore sessuale (Gv
15,15).
7.
Le comunità. Gli esseri umani sono
situati in una comunità di persone, espresse in contesti socio-culturali, civico-politici
e basati sulla fede, tutti che condizionano le persone ma non le determinano
totalmente. Gli esseri umani contribuiscono alla comunità lavorando ed
esprimendo responsabilità per gli altri. L’amicizia serve in quanto forza di legame
per la comunità (Ef. 4:4-13; Sal 122, 1-2).
VIII. INCARNATA
(CORPORALMENTE). Le persone umane sono incarnate (corporalmente). I loro
corpi sono totalmente personali, e le
loro persone totalmente realizzate. Come tali, le persone umane sono:
1.
Esseri viventi organici. Gli esseri
umani sono capaci di salute corporale e prosperità. Essi possiedono una inclinazione
naturale a preservare e a promuovere il loro benessere corporeo. La salute
fisica (nei suoi diversi livelli) si può riconoscere che influenza, senza
essere equiparata ad essa, la prosperità personale generale (Sal 16, 9).
2.
Maschio o femmina. Maschi e femmine
sono forme complementari della natura umana. Le differenze di sesso non sono
semplici convenzioni sociali. Mentre sono uguali in dignità e valore, le
persone di sesso maschile e femminile non sono né identiche né mutuamente
esclusive a livello del corpo fisico e dell’anima spirituale (comprese le
caratteristiche emotive e psicologiche). La loro complementarità ha un
significato sponsale, che si rivela e si attua attraverso un “dono
disinteressato di sé”, caratterizzato non solo nell’amore amore sessuale coniugale
ma anche nelle forme del celibato come dono di sé. Le differenze sessuali vanno
al di là del rapporto coniugale e la casa, in quanto sussistono caratteristiche
maschili e femminili che influenzano il comportamento nella società (Ep
5:28-33).
3.
Esseri con sensazione, percezione e memoria.
Attraverso la sensazione, la memoria, la fantasia e il senso valutativo le persone
percepiscono, valutano ed interagiscono con il mondo sensibile che le circonda.
La conoscenza umana, sia sensoriale che intellettuale, inizia con le percezioni
sensoriali (Rm 1, 20).
4.
Emotivi. In risposta alle percezioni,
alle memorie, all’immaginazione e alle valutazioni circa la loro situazione, le
persone fanno esperienza di valutazioni emotive (risposte e reazioni) e sono
consapevoli delle loro emozioni. Anche se spesso non sono inizialmente
responsabili delle loro emozioni, attraverso la formazione, gli esseri umani
possono sviluppare disposizioni emotive ordinate e durevoli in sintonia con ciò
che è veramente buono per loro. Mediante la ragione e la volontà, il livello
etico di questa educazione delle emozioni coinvolge le virtù morali (amore temperato
o temperanza e coraggio) e le virtù ad esse associate e i punti di forza del
carattere, come la speranza naturale (l’iniziativa), la pazienza, la perseveranza,
l’integrità, la modestia, la castità (Gv 2, 15; Gv 11, 35).
5.
Motorie. Le persone muovono se stesse
e sono mosse in risposta a cognizioni (pre-discorsiva, intellettuale ed
intuitiva), e ad affetti (emozionale, intellettuale, e intuitivo) per quanto
riguarda le cose che devono essere ricercate ed evitate (2 Tm 4, 7).
6.
Situate culturalmente, storicamente ed
ecologicamente. Esse sono situate nella storia e nella cultura. Esse formano
e sono formate, ma non totalmente determinate, dal loro ambiente socioculturale
e fisico (Ga 4:4; Lc 2, 1-2).
IX. RAZIONALE. Le persone umane sono intelligenti e cercano
attivamente la verità e la libertà. Esse hanno livelli e tipologie differenti d’intelligenza
e di conoscenza.
1.
Inclinazioni razionali. Gli esseri
umani possiedono delle inclinazioni razionali a ricercare e conoscere la verità
e a trovare la prosperità (Gv 8, 31-32).
2.
Oggetti della conoscenza. Gli esseri
umani sono in grado di conoscere: (a) se stessi, gli altri e Dio (Rm 1, 19-20);
(b) l’ordine creato (Sal 8, 6-7); (c) la verità, compresa la verità rivelata da
Dio (Lc 8, 10); d) la bellezza di tutta la creazione e di Dio (Sal 8, 1-2); e
(e) il bene e il male, e che il bene deve essere fatto e perseguito e il male evitato
(Gv 14, 15).
3.
Il senso e la conoscenza intellettuale.
La conoscenza umana è sensoriale (compreso l’istinto), percettiva, cognitiva,
ed intellettiva, di cui queste ultime possono essere intuitiva (insight),
discorsiva (ragionamento), e infusa (dalla grazia). La conoscenza di sé e la
conoscenza del mondo è supportata da influenze che originano dall’alto e da
influenze che originano dal basso, anche da fonti che sono originariamente non-coscienti.
Esempi delle prime sono l’istinto (l’urgenza sessuale) e le inclinazioni
naturali (alla famiglia), che manifestano le influenze dal basso. Esempi delle seconde
sono di due tipi. Una include le influenze che provengono dall’alto come le
decisioni morali che rigettano le tentazioni. L’altra include le influenze che
provengono dall’alto come le intuizioni (circa la divina misericordia che s’incontra
con l’essere misericordioso di una persona) ed altri movimenti della grazia (l’ispirazione
che supporta il consiglio) (Gv 7, 32).
4.
Tipi di credenza. La credenza, in
generale, richiede la testimonianza di una autorità di fiducia. Essa comporta
un parere, una scelta, o un giudizio che per primo sorge dalla cognizione
(sensazione o pensiero) o dall’affetto (emozione o volontà) che si basa su di una
fonte attendibile. Da una parte, una credenza quotidiana comporta qualche
oggetto intelligibile (ad esempio un amico che dice: “Sto soffrendo”) e un’affermazione
riguardante l’autorità che si trova in sé stessi o nell’altra persona (ad
esempio: “Ho fiducia nel mio amico”). Dall’altra, la credenza religiosa o la
fede è direttamente un dono della grazia che comporta il fatto che “meditiamo
conformemente” a Dio e alla sua autorità (e i relativi oggetti intelligibili,
ad es. Gesù di Nazaret è il Cristo e la testa del suo corpo è la Chiesa, e “La
persona umana è creata ad immagine di Dio”). La fede religiosa è comunicata
indirettamente attraverso i testimoni (ad esempio, la Sacra Scrittura e la Tradizione)
(2 Cor 5, 7).
5.
La conoscenza di sé e l’auto-controllo.
Attraverso una conoscenza realista di se stessi e del mondo, le persone possono
scegliere consapevolmente d’influenzare le loro emozioni indirettamente e il
loro comportamento direttamente. L’obiettivo dello sviluppo razionale delle
credenze e delle virtù è quello di aiutare la persona a operare delle scelte libere
che contribuiscano alla sua prosperità (Ef 5, 8-9).
6.
Virtù razionali. Le inclinazioni
razionali possono essere ulteriormente sviluppate nella conoscenza, nelle credenze,
e nelle disposizioni persistenti della mente chiamate virtù intellettuali a
livello teorico e pratico (saggezza, comprensione e conoscenza o scienza). Sul
lato morale, la ragione pratica, che riguarda sé e gli altri, si manifesta
attraverso la virtù cardinale della prudenza e delle virtù ad essa associate che
aiutano nel discernimento e nel consiglio, nella scelta, e nell’esecuzione dell’azione
morale. Le norme morali guidano il giudizio umano (la coscienza) e l’azione in
conformità con il bene e lontano dal male. Queste norme sono radicate nella
legge naturale e nella legge divina (Gv 14, 26; Rm 2:15).
7.
Bellezza. Gli esseri umani sono
estetici e cercano la bellezza. Essi guidati verso i livelli più profondi della
bellezza, come si riscontrano nelle belle persone, nelle azioni o nelle cose
attraverso la luminosità, l’armonia e l’integrità. La bellezza possiede queste
qualità che vengono espresse nella cultura, nella creazione e in Dio. L’esperienza
della bellezza elicita anche la sete di contemplare la fonte ultima della
bellezza. (Sal 27, 4).
X.
VOLITIVA E LIBERA. Gli esseri umani
sono il soggetto dell’azione morale, capaci di volizione responsabile e di libera
scelta.
1.
Responsabilità. In grande misura, le
persone umane sono in grado di responsabilità per le proprie azioni riguardo a
se stessi e nei confronti degli altri (Gv 8, 10-11).
2.
Autodeterminazione. Essi possono
agire in modo da plasmare il loro carattere morale, cioè le disposizioni
abituali delle loro menti, delle volontà e degli affetti (Rm 12, 2).
3.
Tipi di amore umano. Essi sono capaci
di amare i beni naturali e divini e le persone. Pur presentando una struttura di
base comune, l’amore umano si manifesta distintamente in affetto (storge), amicizia (philia), romanticismo, fidanzamento e matrimonio (eros), e la virtù della carità (agape), che è in grado di purificare e ordinare
correttamente tutti gli altri amori (1 Co 13:4-13).
4.
Creatività. Come Dio (per analogia),
essi sono in grado di concepire e di portare deliberatamente all’esistenza le
cose che prima non lo erano, sebbene non dal nulla, cioè non ex nihilo (Gn 2, 15).
5.
Limitazione. Anche se liberi, gli
esseri umani sono limitati da fattori multipli e a vari gradi. Tali limitazioni
includono l’influenza di diversi disordini e gli effetti del peccato (Rm 7:19).
6.
Inclinazioni volitive. Le persone
umane possiedono tendenze o inclinazioni naturali di tipo volitivo al fine di attualizzare
diversi beni umani e, attraverso la grazia e la fede, i beni divini. Anche in
mezzo alle sfide delle influenze negative della famiglia, degli amici e della
società, gli esseri umani hanno una tendenza naturale verso la virtù legate all’amore
e alla giustizia (Mt 6, 19-21).
7.
Capacità di libertà. La capacità
umana di libertà può essere sviluppata in due modi. La “libertà per eccellenza”
comporta la crescita nella capacità umana di conoscere la verità e la realtà,
di scegliere il bene e di evitare il male. La libertà per eccellenza è
intimamente legata alla verità e non può essere ridotta semplicemente al
secondo tipo di libertà, che comporta il raggiungimento di una “libertà da”
disturbi psicologici o da influenze esterne. La maturazione della vera libertà
richiede sia la crescita che la guarigione come si riscontra nelle virtù intellettuali
e morali, soprattutto la giustizia, l’autocontrollo, il coraggio e il perdono
(come pure nelle virtù teologali, come discusso nella Premessa III) (Fil 4,
8-9).
[1] I membri
del gruppo IPS (Istituto per le scienze psicologiche) dopo aver partecipato a
questo testo comprendono: Paul C. Vitz, Craig Steven Titus, William Nordling,
Christian Brugger, Philip Scrofani, Michael Pakaluk, Benedict Ashley, Frank
Moncher, Gladys Sweeney, G. Alex Ross, Kenneth Schmitz, Margaret Laracy, Michael
Donahue, Su Li Lee, Benedict Groeschel, Roman Lokhmotov, Lisa Klewicki, Harvey
Payne, Mary Clare Smith, Cathy Benes, Suzanne Hollman, Steven Hamel, Kathleen
Dudemaine, Holiday Rondeau, Carlton Palmer.
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