L'incontro con Rudolf Allers è stato per me estremamente importante, poiché il suo contributo getta le fondamenta per la costruzione di un ponte in grado di collegare lo iato esistente tra le psicologie contemporanee e l'antropologia cristiana. La sua proposta di "recupero" della filosofia tomista riguarda sia gli ambiti puramente teoretici, ovvero di antropologia filosofica e di psicologia generale, sia pratici, cioè di clinica e di teoria della clinica. Però, mentre non mancano nel corpus allersiano le pagine spese in ambito filosofico, così come le riflessioni sulla teoria della clinica, i "casi" - se così si può dire - direttamente riferiti sono invece sporadici e limitati. Fatta eccezione per alcuni articoli scritti nei primi anni di lavoro a Vienna, e tutt'ora ignoti al pubblico italiano poiché di lingua tedesca, dopo il trasferimento negli Stati Uniti Rudolf Allers ha condiviso molto poco dei suoi trattamenti coi pazienti, nonostante la sua attività terapeutica fosse perdurata sino a pochi anni dalla morte. L'articolo Aridité symptom et aridité stade, pubblicato sul numero 22 di Etudes Carmelitaines nel 1937 (pag. 132-153) copre parzialmente la lacuna. In esso troviamo la descrizione di quattro pazienti conosciuti e seguiti da Allers.
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"Una psicologia medica cattolica deve essere una vera sintesi delle verità contenute nei sistemi già esistenti e inaccettabili visto il loro spirito di materialismo puro e le verità della filosofia e la teologia cattolica. Questo lavoro di sintesi non può essere compiuto che da persone istruite e nella medicina o psicologia e nella filosofia, e che possiedono una esperienza pratica e personale assai grande: cioè questo lavoro deve essere fatto da medici, specialisti di psichiatria, dunque da scienziati cattolici laici. (Rudolf Allers, 1936, lettera a P. Agostino Gemelli).
martedì 10 febbraio 2015
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